Alcuni giorni fa mi è stato chiesto di scrivere qualche riga sulla scuola di formazione e sul volontariato. Inizialmente ero un po' recalcitrante, mi dicevo: “come e cosa scrivo per non essere ripetitiva o banale?” ho lasciato decantare sia la richiesta fattami sia la mia ritrosia.
Poi ecco la decisione: scriverò di me. Lavoravo in un ufficio contabile in cui si registravano i pagamenti degli utenti e nel caso di inadempienze nei versamenti venivano inviati prima gli avvisi di mora e successivamente l'ufficiale giudiziario. Svolgevo il mio lavoro con diligenza ma senza empatia. Vedevo sempre e solo numeri; numeri di quanto dovuto all'Amministrazione, numeri delle raccomandate, perfino i nominativi delle persone morose erano diventati soltanto numeri di protocollo. Tot era i dovuto, tot l'introitato e tot l'importo per il quale erano stati fatti gli avvisi di pagamento, i conti tornavano! Dopo qualche anno di elogi e complimenti per l'efficienza nel lavoro, per mera curiosità, cominciai a leggere alcune relazioni dell'ufficiale giudiziario che mi erano state date per l'archiviazione. In alcune c'era la descrizione di quanto trovato in casa e infine riportavano la scritta: “nulla da
pignorare”; poi la mia attenzione si soffermò su una in cui veniva descritto il bene pignorato, il suo valore stimato e infine l'esito della sua vendita all'asta.
Si trattava di un divano-letto (in cui probabilmente dormiva uno o più figli di quella famiglia inadempiente) il cui valore era stato definito in 900,000 lire e la cui vendita aveva fruttato “ben 1000 lire” all'Amministrazione. Rimasi allibita e solo in quel momento mi resi conto dell'ingiustizia sociale a cui anch'io inconsapevolmente contribuivo. A quel punto la mia coscienza mi impose di chiedere di essere trasferita ad altro incarico e per “mera coincidenza” (le coincidenze non sono mai tali) mi si aprirono le porte per un Punto d'Ascolto Telefonico in cui dietro quelle voci e quelle richieste di aiuto riuscivo a finalmente a vedere i volti delle persone che chiamavano.
Mi si aprirono soprattutto gli occhi, il cuore e la strada per il volontariato che tanto mi ha dato e tanto ancor oggi continua a darmi. In questi 20 anni non nego che ci sia stato qualche momento più o meno down, ma a sostenermi ho sempre avuto accanto qualcuno; talvolta don Vittorio, talvolta la vicinanza di altri volontari, a volte il pensiero di alcuni ospiti e anche gli incontri di formazione sono stati importanti. La formazione mi ha fatto crescere e aprire all'altro. Mi ha anche aiutato a far sì che mi ponessi domande e farmi riconoscere alcuni miei errori o défaillances e soprattutto mi ha dato risposte e offerto strumenti per correggermi. Ancora oggi, dopo tanti anni, frequento la scuola di formazione con rinnovato entusiasmo scoprendo sempre qualcosa di nuovo e di bello.